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La piccola bastarda…

Sapete tutti chi è James Dean, vero?
Beh, facciamoci dare una mano da wikipedia, giusto per quelli che hanno la mente annebbiata e non sono cinefili:
James Byron Dean (Marion, 8 febbraio 1931 – Cholame, 30 settembre 1955) è stato un attore statunitense. Nato a Marion, nello stato dell’Indiana, nella fattoria della sua famiglia da Winton e Mildred Wilson Dean, si trasferì a Santa Monica in California, sei anni dopo che Winton ebbe lasciato la fattoria per diventare un odontotecnico.
Dean fu iscritto alla scuola pubblica Brentwood finché sua madre morì di cancro nel 1940. All’età di nove anni, Dean fu mandato da suo padre a vivere con i parenti in una fattoria vicino a Fairmount (Indiana), dove la sua educazione ricevette una impronta quacchera.

Alla scuola superiore Dean si unì alla squadra di basket e partecipò ad attività collegate con il teatro. Dopo essersi diplomato nel 1949, tornò in California per vivere con suo padre e la sua matrigna. Si iscrisse al college di Santa Monica, si unì alla confraternita dei Sigma Nu e si specializzò per prepararsi agli studi in giurisprudenza. Si trasferì alla University of California a Los Angeles e cambiò la sua specializzazione in quella per le discipline teatrali, cosa che lo condusse a scontri con i suoi genitori che lo portarono a lasciare la casa di suo padre.
Conosciuto come “Jimmy”, Dean cominciò la sua carriera con uno spot televisivo per la Pepsi Cola seguito da una parte come rimpiazzo nel ruolo di stunt tester nel gioco televisivo “Beat the Clock”. Continua la lettura di La piccola bastarda…

I 12 fantasmi di Pluckley…

Oggi voglio parlarvi della città più infestata dell’Inghilterra, Pluckley!

In realtà è un villaggio, situato nella contea del Kent, ed è   letteralmente «infestato» dai fantasmi. Fino a ora ne hanno contati 12, ma c’è chi giura che siano almeno 16.

Lo spettro del bandito Robert Du Bois infilzato da un albero a Fright Corner (Anche se l’albero è ormai andato);
Un allenatore fantasma e cavalli, presumibilmente manifestare nelle vicinanze del Maltman’s Hill
Il fantasma di una donna zingara che hanno bruciato nel sonno;
Il fantasma di un mugnaio di colore infesta le rovine di un mulino a vento vicino ” La Pinnocks”
Il corpo di un maestro di scuola in inpiccatosi e ritrovato dai suoi studenti;
Un colonnello che si è impiccato nel parco
Il fantasma urla di un uomo soffocato da un muro di argilla alla fornace;
La Signora delle “Rose Court”, che si dice di aver mangiato le bacche avvelenate impazzita a causa di un triangolo amoroso;
Il fantasma di Monk “Greystones”, morto in una casa costruita nel 1863 (che potrebbe essere stato uno degli amanti della Signora di Rose Court)
La dama bianca di Dering, una giovane donna apparentemente sepolta all’interno di sette bare e un sarcofago di quercia che infesta il cimitero della chiesa di S. Nicholas (della quale ho trovato una foto che potete vedere a questo link: http://www.flickr.com/photos/darksidezt/4793771319/sizes/l/…e non riesco a capire perchè non me la fa caricare sul blog… sarà stregata anche la foto? boh…)

La Dama Rossa, ritenuta un membro precedente della stessa antica famiglia Dering la chiesa di San Nicholas
Un terzo fantasma terzo è apparentemente visto nello stesso posto anche se non si hanno indicazioni su chi potrebbe essere.
Il Bosco Screaming, un’area di foresta al di fuori della città apparentemente infestato dai fantasmi di molti che si perdevano nel bosco.
Il suo nome deriva dal fatto che presumibilmente si possano ancora sentire le urla dei “suoi” morti dall’interno della foresta di notte.

Però, al contrario di quanto si possa pensare, è un classico villaggio inglese: belle case, un grazioso ufficio postale, il pub, la macelleria – rinomata in tutta la contea per i suoi spezzatini di cervo – e un cimitero bomboniera. E intorno, paesaggi idilliaci e mosaici di campi, brughiere e frutteti che «The Darling Buds of May», una fortunata serie televisiva degli anni novanta in cui recitava anche una Catherina Zeta Jones alle prime armi, fece conoscere a tutti gli inglesi.

La Morte Di Kurt Cobain

Curt Kobain
Curt Kobain

Onestamente non ero sicuro di voler inserire la storia della morte di Kurt Cobain nella sezione “l’angolo del mistero”, ma in fin dei conti, se non la sua morte, il come è morto, tutt’ora non è molto chiaro…

Il 5 aprile del 1994 Kurt Cobain si toglie la vita con un colpo di fucile, tre giorni dopo, l’8 aprile, verso le 9 di mattina, un elettricista che stava istallando un sistema antifurto nella casa di Cobain, trova il corpo del cantante, senza vita, con un fucile calibro 20 poggiato sul petto.

Cobain era scomparso da 6 giorni, nessuno aveva sue notizie nonostante la polizia, un’agenzia privata d’investigazione e vari amici lo stessero cercando, secondo il rapporto del medico legale il corpo di Cobain si trovava lì da due giorni e mezzo. Nel sangue vennero rinvenute un’alta concentrazione di eroina e tracce di Valium. Il cadavere venne identificato soltanto grazie all’impronti digitali.

Gli amici, la famiglia e i colleghi di Cobain erano preoccupati per la sua depressione e per il suo consumo di droga che andava avanti da anni.

Tempo prima, a Roma, in marzo aveva tentato il suicidio.

Gli amici di Cobain affermano che in quel periodo ci fu un aumento dei litigi familiari, che costrinsero a volte la moglie, Courtney Love, a trascorrere la notte fuori casa per sfuggire al comportamento imprevedibile di Kurt.

Anche il suo rapporto con i Nirvana era in crisi. Infatti la moglie raccontò a MTV che nelle settimane successive all’episodio di Roma Cobain le aveva confidato: “E’ una cosa che non sopporto ma non riesco più a suonare con loro”. Aveva aggiunto che voleva lavorare soltanto con Michael Stipe dei R.E.M.
Ho parlato molto con Kurt durante le ultime settimane” disse Stipe in una dichiarazione ufficiale. “Avevamo in cantiere un progetto musicale ma non avevamo ancora registrato nulla.”
Il 18 marzo un litigio familiare degenerò quasi in una tragedia. All’arrivo degli agenti di polizia, chiamati da Love, lei disse che suo marito si era chiuso in una stanza con un revolver calibro 38 e aveva detto di volersi uccidere. Gli agenti confiscarono l’arma e anche un flacone di pillole ‘assortite’ e non meglio identificate, che il cantante aveva con sé. Love disse agli agenti dove Cobain teneva nascosta una Beretta 380, una Taurus calibro 38, un fucile semiautomatico e 25 scatole di munizioni; tutto il materiale venne requisito. Quella notte però Kurt disse agli agenti di non aver avuto realmente intenzione di togliersi la vita: il rapporto della polizia descrive l’incidente come una “situazione incerta, con sospetto di suicidio”. Nessuno venne arrestato e in seguito Cobain “lasciò l’alloggio”.

Kurt Cobain
Kurt Cobain

I familiari, i colleghi dei Nirvana e l’agenzia organizzativa del gruppo avevano iniziato a rivolgersi a degli specialisti per curare i crescenti problemi psicologici e la dipendenza da eroina di Cobain.

Un giorno una decina di amici – tra cui il manager dei Nirvana John Silva, l’amico di vecchia data Dylan Carlson, Courtney, Goldberg e la manager delle Hole Janet Billing – si diede appuntamento in casa Cobain per tentare un’approccio differente con un nuovo specialista. Courtney minacciò Kurt di lasciarlo, mentre Smear e Novoselic dissero che avrebbero sciolto il gruppo se lui non avesse accettato un periodo di disintossicazione. Al termine di una seduta di cinque ore, Kurt ammise di essersi lasciato andare, e acconsentì a iniziare un programma di disintossicazione a Los Angeles quello stesso giorno.

Passarono alcuni giorni, in cui Cobain continò con la vita dissoluta di sempre, fino a quando non cconsentì ad andare a Los Angeles per la disintossicazione.

Prima di partire, però, si fermò da Carlson, suo amico e testimone di nozze al suo matrimonio, in cerca di un’arma: Carlson afferma che Cobain gli disse che c’erano stati dei ladri a casa sua.

Malgrado a Seattle non siano necessari un porto d’armi o un periodo di tempo per l’autorizzazione a usare armi da fuoco, Carlson pensò che Kurt non volesse comprare personalmente un’arma perché temeva che la polizia – dopo l’episodio di lite familiare avvenuto solo dieci giorni prima – gliel’avrebbe requisita.
Cobain e Carlson andarono in un negozio di armi e acquistarono una Remington modello 11 calibro 20 a sei colpi e una scatola di munizioni.

Cobain portò il fucile a casa e lo mise in un armadietto.

Finalmente partì per Los Angeles, e trascorse due giorni nella stessa clinica dove era già stato nel ’92 (senza però finire il ciclo di disintossicazione).

Parlò con diversi psicologi, nessuno dei quali ritenne che avesse tendenze suicide.

Peccato che dopo alcuni giorni di cura, che sembravano dare ottimi risultati, Kurt decise di scappare dalla clinica e tornarsene a Seattle.

Informata dell’accaduto, la moglie fece bloccare le carte di credito di Kurt ed ingaggiò un investigatore privato per trovarlo e un altro che sorvegliava la casa della spacciatrice di suo marito (della quale era, inoltre, molto gelosa!).

Pare che Cobain abbia trascorso un po’ di tempo con alcuni amici tossici, facendosi così tanto da essere allontanato dagli altri che temevano il rischio di un’overdose. Si pensa inoltre che Cobain si sia recato nella sua seconda casa di Carnation, dove è stato trovato un sacco a pelo. Accanto c’era l’immagine di un sole tracciato con inchiostro nero, con sopra le parole “Fatti forza” e un posacenere pieno di mozziconi di sigaretta: una marca era quella di Cobain, l’altra no.

Domenica 3 aprile Kurt tentò di ritirare diverse somme di denaro con la sua carta di credito, ma visto che la carta era bloccata, non ci riuscì. Nemmeno la sua banca sapeva dove si trvasse, perché una volta bloccata la carta, si poteva sapere solo l’entità della somma che si voleva prelevare, ma non il luogo da dove si tentava di fare l’operazione.

Casa di Cobain, particolare della camera sopra il garage
Casa di Cobain, particolare della camera sopra il garage

Nel pomeriggio del cinque aprile, Cobain si chiuse nella stanza situata sopra il garage di casa sua, incastrando uno sgabello contro la portafinestra.

Lettera di addio di Kurt Cobain
Lettera di "addio" di Kurt Cobain

Scrisse un messaggio di una pagina con inchiostro rosso. Indirizzando il messaggio a “Boddah”, il nome che aveva dato al suo immaginario amico d’infanzia, Kurt parlò del grande buco vuoto che sentiva aprirsi dentro di se. Implorò la moglie di andare avanti ber il bene della loro bambina.
“E’ da troppi anni ormai che non provo più entusiasmo nell’ascoltare e nel creare musica, e neanche nello scrivere” scrisse Cobain, aggiungendo che “prima di salire sul palco, quando le luci si spengono e si alza il ruggito feroce del pubblico, tutto ciò non ha su di me lo stesso effetto che aveva su Freddie Mercuri… Devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose soltanto quando non ci sono più. Sono troppo sensibile. Ho bisogno di sballarmi un pò per recuperare l’entusiasmo di quando ero bambino”.
Trafisse il foglio con la penna, la infilzò sul pannello di sughero degli appunti e poi pare che abbia gettato il suo portafogli sul pavimento, lasciandolo aperto sulla patente di guida. Gli amici sono convinti che abbia fatto questo per aiutare la polizia a identificarlo.

Kurt avvicinò una sedia alla finestra, si sedette, prese ancora un pò di droga (molto probabilmente eroina), appoggiò alla testa la canna dell’arma calibro 20 e – probabilmente usando il pollice – premette il grilleto.
Sebbene il patologo della contea abbia determinato che Cobain morì nel pomeriggio del 5 aprile, qualcuno cercò di fare addebitare 1 716 dollari e 56 centesimi sulla sua carta di credito la mattina seguente. Il tentativo venne fatto via telefono o di persona ma senza carta. Il rapporto della polizia indica inoltre che due persone raccontarono che la spacciatrice di Capitol Hill aveva sostenuto che Cobain si era recato nel suo appartamento la sera del 5 aprile. La donna nega la circostanza.
Carlson e l’ex sceriffo Grant avevano perquisito la casa di Cobain a Madrona un paio di volte ma non avevano controllato la stanza sopra il garage. (In seguito Carlson affermò di non essere a conoscenza dell’esistenza di quel locale.)

La polizia dice di non essere mai entrata in casa prima della scoperta del cadavere e di aver solo chiesto a coloro che stavano lavorando fuori dall’abitazione se avessero visto Cobain.
In un altro luogo, la mattina del 7 aprile, una telefonata di emergenza giunse al numero 911 denunciando una “possibile vittima di overdose” al Peninsula Hotel di Los Angeles. Polizia, pompieri e ambulanze giunsero sul posto dove trovarono Love e il chitarrista delle Hole, Eric Erlandson. Courtney venne condotta al Century City Hospital, dove giunse intorno alle 9,30. Venne dimessa due ore e mezza dopo. Il tenente Joe Lombardi del Dipartimento di Polizia di Beverky Hills dice che la donna venne arrestata immediatamente dopo essere uscita dall’ospedale e “accusata di possesso di sostanza illegale, possesso di strumenti per il consumo di droga, possesso di una siringa ipodermica e possesso di beni rubati”.
L’avvocato penalista Barry Tarlow, legale di Love, afferma, contrariamente ai rapporti ufficiali, che la donna “non si trovava sotto l’effetto di eroina” e “non era stata vittima di un’overdose”. Sostiene che “aveva avuto una reazione allergica” al tranquillante Xanax. Tatlow riferisce che il “bene rubato” fosse un ricettario che “il suo medico.. le aveva lasciato quando si era recato a visitarla.. Non vi era nessuna prescrizione scritta sopra quel foglio”. E la sostanza proibita? “Non si trattava di droga” dice Tarlow. “Era un incenso augurale hindu che ella aveva ricevuto dal suo avvocato, Rosemary Carroll.”
Love venne rilasciata intorno alle 15,00 dopo aver pagato una cauzione di 10 000 dollari (tutte le accuse contro di lei vennero in seguito lasciate cadere). Courtney entrò immediatamente allo Exodus Recovery Center, la stessa struttura di riabilitazione dalla quale suo marito era fuggito una settimana prima.
Il giorno seguente, l’8 aprile, uscì dal centro non appena venne a conoscenza del ritrovamento di suo marito.

Ma come sono andate veramente le cose?

È stato veramente un suicidio??

La morte di Cobain fa ancora discutere dieci anni dopo.

Foto del corpo senza vita di Cobain
Foto del corpo senza vita di Cobain

Il corpo fu trovato disteso per terra, l’arma sul petto, dall’autopsia si scopre che Cobain aveva in corpo una tale dose di eroina in grado da sola a stroncarlo.

Il biglietto di addio che aveva scritto fece il giro del mondo in pochi attimi. Grazie alla potenza di Internet.

Ma sentiamo cosa dicono nello speciale di Voyager sulla morte di Cobain (purtroppo l’audio è fuori sincrono, mi spiace…)

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=y1_W3ukvbaE[/youtube] [youtube]http://www.youtube.com/watch?v=GVbnhN9cu2o&feature=related[/youtube]

A parte che la Joplin si chiamava Janis e non Janet, e non era JiMMY, ma Jimi Hendrix, che non è morto di overdose, ma soffocato nel suo vomito dopo aver ingerito un mix di pastiglie e alcol… diciamo che non è male…

Ora tiriamo un pò le somme:

Litiga con la moglie e chiama il suo avvocato per farla togliere dal testamento, però prima di firmare i documenti si toglie la vita…

La moglie offre 50000 dollari ad un tizio, un cantante di Seattle chiamato”El Duce”, per far uccidere Cobain, questo si rifiuta, rilascia un’intervista dove dichiara tutto e… dopo due giorni muore investito…da un treno…

Scrive una lettera di addio alla musica, poi, con un’altra scrittura scrive le ultime quattro righe salutando la moglie e la figlia…

Si inietta in corpo il triplo della dose di eroina sufficiente ad uccidere un uomo…

Dopo essersela iniettata, anziché morire all’istante riesce a togliersi la siringa, buttarla in un cestino, pulire il tavolo, prendere il fucile e spararsi…

Per spararsi sotto il mento avrebbe dovuto premere il grilletto con l’alluce, quindi si spara e poi riesce a mettersi le scarpe prima di morire… … ma non prima di pulire l’arma dalle sue impronte… (La polizia che ha indagato sul caso ha dichiarato che non c’erano impronte leggibili, cioè chiare, sull’arma)

Il giorno dopo essere morto cerca di prelevare con la sua carta di credito…

Altre 2 cosine veloci, la bassista del gruppo di Courtney muore di overdose con la macchina caricata di bagagli, poco dopo aver annunciato a Courtney di lasciare il suo gruppo e dopo mesi che aveva smesso con l’eroina, un poliziotto segnalato come “persona informata” viene ucciso da due ragazzini senza un motivo apparente.

“Non ho ancora visto un caso – racconta Grant, il detective – dove con un livello di droga così alto nel sangue, che causerebbe l’incapacità istantanea, la vittima decida di spararsi. Non è strano?”. Grant ha messo in vendita su Internet le sue memorie sul caso. Sono 150 pagine piene di nomi, fatti, rapporti della polizia.

E intanto la povera moglie è costretta a vivere con i diritti di Cobain sui Nirvana… povera…

In una dichiarazione, Grant dice: “dopo mesi di intensa attività investigativa sono arrivato alla conclusione che Courtney Love e Michael Dewitt (assunto come baby sitter e residente nel cottage dei Cobain, era stato un ex ragazzo della Love e ne sarebbe stato ancora geloso) sono coinvolti in una cospirazione che ha portato alla morte di Cobain”. E in un’intervista al sito Nirvana club rincara la dose: “Ero stato assunto per localizzare Kurt, ma una volta che fu ucciso venni usato e manipolato da Courtney che continuò a perfezionare il suo schema per la scalata al successo”

Chissa…

La realtà è che ci resta solo la musica…

Un mio omaggio a Cobain e a tutti gli amanti dei nirvana, questa è una stupenda reinterpretazione di “the man who sold the world”, canzone del 1971 del grandissimo David Bowie rifatta dai nirvana in unplugged… bellissima…

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=209ArurxVG4&feature=PlayList&p=44DCD7AD3E7DC94F&index=0[/youtube]

Film maledetti

Film maledetti
Ritorno all’angolo di misteri parlando di film maledetti…
Per questo, prima direi di iniziare con un video di TOP SECRET fatto abbastanza bene…

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=EXLVOruu4BE&feature=related[/youtube]

Inquietante, oserei dire…

Copertina DVD Lesorcista
Copertina DVD L'esorcista

Ricapitolando, nell’ Esorcista durante la realizzazione del film, morirono il fratello di Max Von Sydow in Svezia e la nonna di Linda Blair. Il figlio di Jason Miller, Jordan, ebbe un incidente di moto mentre faceva visita al padre sul set. Ellen Burstyn si slogò il collo. Il set della casa dei McNeil utilizzato per gli interni fu distrutto da un incendio scatenato da un cortocircuito e causò il rinvio delle riprese per sei settimane. La statua del demone, proveniente dall’Iraq, fu per errore recapitata ad Hong Kong…

Copertina DVD Polterggeist
Copertina DVD Polterggeist

In Poltergeist si segnalano quattro morti tra gli attori del cast, Dominique Dunne (Dana Freeling), Heather O’Rourke (Carol Ann Freeling), Will Simpson (Taylor, uno spirito buono) e Julian Beck (Hanry Kane, uno spirito cattivo). Le morti accidentali di Dunne e O’Rourke, tra l’altro particolarmente giovani (22 e 12 anni rispettivamente), fecero nascere la voce della maledizione. O’Rourke partecipò a tutti e tre i film, interpretando tra l’altro la protagonista, ma purtroppo morì prima dell’uscita dell’ultimo, tanto che nacque anche la voce che fosse morta durante le riprese per colpa di qualche spirito particolarmente malefico.Le altre due morti furono tutt’altro che accidentali essendo gli attori malati da tempo; tant’è vero che spesso essi non vengono menzionati tra le vittime della “maledizione” di Poltergeist!e ce ne sarebbero molti altri ancora…………

Una delle locandine di Batman: The Dark Knight - The Joker
Una delle locandine di "Batman: The Dark Knight" - The Joker

Se invece cerchiamo film più recenti, possiamo parlare di Batman: Il cavaliere oscuro: non bastavano la morte di Ledger e l’arresto di Bale per violenza domestica e un incidente grave ha colpito anche Morgan Freeman

Nella storia del cinema ci sono tantissimi esempi di film cosidetti “maledetti” primo tra tutti è Freaks di Tod Browning del 1932

Locandina "Freaks"

Questo film a causa della sua ambientazione, in un circo tra esseri deformi e mostruosità, e del tema, la brama di denaro e la pulsione sessuale, gli causò non pochi problemi con la censura. Solo negli anni Sessanta la pellicola è stata riconosciuta per quel che è: un capolavoro della storia del cinema.La leggenda narra che il film venne tagliato dopo la prima preview del gennaio 1932, accolta da svenimenti e scene isteriche: la durata del film venne ridotta di oltre mezz’ora (alcuni dicon addirittura un’ora!) con l’eliminazione delle scene più impressionanti, tra cui quella in cui i “Freaks” si accalcano intorno al Cleopatra (la splendida Olga Baclanova) per vivisezionarla. Vennero anche eliminate le scene in cui viene castrato il suo amante, il “forzuto” Henry Victor, che nel finale ricompariva, obeso ed effeminato, mentre cantava in falsetto. Mentre nella versione definitiva finisce accoltellato.

Qualcuno di voi si ricorda qualche altro film “maledetto??

Dark

L’autostoppista fantasma

Benvenuti al nuovo appuntamnetto don “L’Angolo dei Misteri”

Oggi voglio parlarvi di una delle leggende metropolitane più famose del mondo, l’autostoppista fantasma e le sue varianti.

Per prima cosa vi consiglio di guardare questo video.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=2Cs953ATfAM[/youtube]

Naturalmente, per stessa ammissione del regista, questo video non è reale, ma come introduzione, mi pare ottimo, che ne dite?

L’autostoppista fantasma è di certo, almeno in Usa, la leggenda metropolitana più celebre. Esistono una infinità di varianti, anche se gli elementi-chiave rimangono sempre gli stessi. Primo di tutto notiamo che si tratta quasi sempre di fantasmi di ragazze, in genere giovani, morte a causa di un incidente stradale proprio sulla strada dove si trovano a fare l’autostop. In effetti, essendo la storia ambientata a notte fonda e, spesso, su una strada isolata, sembra difficile che una ragazza si trovi a guidare, per lo più da sola, in una situazione del genere; e ammesso che succeda, molto difficilmente acconsentirebbe a dare un passaggio ad un misterioso sconosciuto. Ecco quindi che il meccanismo funziona se al posto di guida c’è un uomo, e al posto dell’autostoppista troviamo una bella ragazza. Che paura potrebbe avere a darle un passaggio, che male potrebbe fargli?

Analizzando ancora la storia, notiamo che le autostoppiste danno sempre un indirizzo grazie al quale l’automobilista apprende in seguito che si trattava di fantasmi, e viene lasciato un segno che sembra confermare ulteriormente la veridicità di quella strana esperienza: una giacca, un orecchino… Nella maggior parte delle versioni americane è la stessa autostoppista a lasciarsi dietro una giacca o una maglia che aveva chiesto in prestito all’automobilista e che viene ritrovata posata sulla sua tomba al cimitero.

una delle tante storie, forse la più famosa (trovata in internet) narra così:

“A notte inoltrata un tale stava guidando su una strada secondaria, quando vide al margine della carreggiata una bella ragazza che faceva l’autostop verso la sua stessa direzione. Un po’ titubante, alla fine decide di darle un passaggio. La ragazza sale in macchina silenziosamente e gli da indicazioni per riportarla a casa. Lui la riporta quindi a casa; si salutano e prosegue tranquillamente per la sua strada. La mattina dopo, rientrando in macchina per recarsi a lavoro, trova con sorpresa la giacca della ragazza, che aveva dimenticato sul sedile. Sorride, e pensa che per andare in ufficio dovrà recarsi comunque nella zona dove abita la ragazza; decide quindi di riportargliela. Giunto a destinazione, suona alla porta; gli apre un’anziana signora. “Mi scusi signora – dice il tale – ho riportato a sua figlia la giacca che aveva lasciato nella mia macchina ieri sera”. “Ma…mia figlia è morta dieci anni fa!”, risponde singhiozzando la signora.”

oppure il caso di Dawie van Jaarsueld, caporale dell’esercito sudafricano. Siamo nel 1978 e Dawie si apprestava ad andare a trovare la sua ragazza, percorrendo in sella alla sua moto una strada pianeggiante e molto larga che portava ad Uniondale; ad un tratto l’uomo vide una ragazza dai lunghi capelli neri sul ciglio della strada, che, a quanto pare aveva bisogno di uno “strappo”, così si fermò.
Dopo aver dato il casco alla ragazza, si assicurò che lei si fosse sistemata bene sul sedile e ripartì.
Percorsi alcuni km Dawie fu scosso da uno sbandamento alla moto, guardò dietro di sé e vide con terrore che la ragazza era scomparsa! Temendo che fosse caduta tornò indietro ricalcando la strada fatta fino ad allora, ma della ragazza nessuna traccia!
Il casco che egli stesso le aveva gentilmente dato, adesso, se ne stava ben fissato al suo posto con la cinghia, e , fatto più incredibile, la strada era larga e sgombra da ambo i lati!!! Quindi, dov’era finita la misteriosa ragazza?
David Barritt, investigatore, indagò sulla faccenda e recuperò una foto in cui il caporale sudafricano riconobbe l’autostoppista; si trattava di Maria Roux, una ragazza di 22 anni morta in un incidente stradale avvenuto in quella zona dieci anni addietro.
Da allora erano stati parecchi gli automobilisti che avevano avuto esperienze simili transitando in quel punto!

Un caso analogo capitò negli anni Cinquanta negli Stati Uniti.
Qui tre amici si erano messi in macchina per andare a ballare, quando ad un certo punto si fermarono per far salire una ragazza bionda vestita di bianco, che era ferma in piedi sul ciglio della strada.
Nonostante la serata fosse abbastanza fresca, la donna non pareva far caso al freddo, anzi più volte sostenne di aver troppo caldo!
Durante il tragitto si presentò, dicendo di chiamarsi Rose White e si fece apprezzare per la sua simpatia, tanto che i tre amici la invitarono a seguirli in discoteca.
Più tardi alcuni elementi fecero rimanere perplessi i componenti della comitiva: Rose aveva la pelle di un freddo spettrale e al ritorno (dopo aver dato il suo indirizzo ai nuovi amici) insistette perché la facessero scendere nello stesso punto dove l’avevano incontrata.
Il giorno seguente i ragazzi decisero di andarla a trovare, ma rimasero di “stucco” quando scoprirono che l’indirizzo della misteriosa donna bionda era quello di un convento! Quando chiesero di Rose, una suora mostrò loro una foto nella quale essi riconobbero la simpatica autostoppista.
Ma rimasero ancor più sbalorditi e alquanto terrorizzati quando l’accogliente suora li portò alla tomba di R. White!!!
Rose era morta da molto tempo e stando alle spiegazioni della religiosa, aveva l’abitudine di apparire ogni 15 anni, nel giorno dell’anniversario della sua sepoltura.

I più famosi, in europa sono i casi della dama bianca di Montpellier (francia), Teresa Fidalgo a Sintra (spagna) e soprattutto in inghilterra dove questa leggenda è molto diffusa, sempre con le stesse caratteristiche (ragazza giovane, incidente stradale, starda buia, magari di campagna o in mezzo ad un bosco, notte).

Anche in italia se ne trovano molte…

Famosa èla leggenda dell’autostoppista fantasma della val serina e avevo sentito parlare anche di una ragazza in calabria ma non ho trovato nulla su internet…

Esistono un’infinità di versioni relative a questa storia, anche perché, è bene sottolinearlo, si è passati dalla tradizione del folklore alla cultura popolare.

L’esempio è la storia del fantasma di una ragazza giovane , morta per incidente stradale, e, molto probabilmente, non per colpa sua, che si presenta di notte (spesso nella ricorrenza della morte) mentre si guida, da soli, su una strada non illuminata, con lei che fa l’autostop, che si materializa in auto o addirittura che, se per caso è morta investista, compare di fronte l’auto e viene nuovamente investita dal malcapitato di turno.

Questa in realtà, sempre nai nostri amici americani, non è più considerata la leggenda dell’automobilista fantasma, ma la leggenda della dama bianca …

Addirittura a somma lombardo, mi raccontava Marco, c’è una leggenda simile… se sei su quella strada di notte da solo, compare il fantasma di una ragazza…

Potremmo indagare, chi è con me??